Bias Cognitivi

Mentire a noi stessi è ben più radicato nella nostra anima del mentire agli altri.”
F. Dostoevsky.

Ti è mai capitato di avere quella fastidiosa sensazione di essere il peggior nemico
di te stesso? Ti consideri una persona mediamente intelligente, sai distinguere ciò
che è giusto da ciò che è sbagliato, eppure ti ritrovi, più spesso di quanto vorresti, a
prendere decisioni stupide:
sgarri alimentari che ti riempiono di sensi di colpa, acquisti impulsivi che si dimostrano
inutili, impegni procrastinati che non fanno altro che generare stress.
La nostra mente è senza dubbio una delle più raffinate creazioni della natura, eppure
ogni tanto va in “tilt”.
La colpa è dei bias cognitivi.
Il nostro cervello è bombardato ogni giorno da centinaia di migliaia di input sensoriali
e per far emergere i segnali dal rumore di fondo, ha imparato, ad adottare alcune
scorciatoie mentali.
Queste scorciatoie sono per la maggior parte corrette e ci consentono di interpretare
la realtà in maniera rapida ed efficiente. Tuttavia, alcune volte ci conduce verso
dei vicoli ciechi, delle conclusioni errate sul mondo che ci circonda: i bias cognitivi
appunto.
Eccone 3:
1. Euristica dell’influenza (affect heuristic)
Ipotizziamo che recentemente tu abbia deciso di acquistare una nuova auto: stai
iniziando a vedere quell’auto ovunque?
Il bias dell’euristica dell’influenza spiega come la nostra percezione della realtà sia
significativamente influenzata da ciò che desideriamo in quel dato momento.
All’interno del libro “Scarcity: why having too little means so much” è riportato un
interessante esperimento sull’affect heuristic: a due gruppi di persone è stato chiesto
di riconoscere alcune parole mostrate su uno schermo per una frazione di secondo.
Le parole in questione erano: porta, torta, corta. Gli individui del primo gruppo
hanno individuato le 3 parole con una frequenza simile: per capirci, alcuni hanno
riconosciuto la parola “porta”, altri la parola “torta” e altri ancora la parola “corta”. Gli
individui del secondo gruppo invece hanno individuato nell’80% dei casi esclusivamente
la parola “torta”. La differenza tra i 2 gruppi? Il primo è stato sottoposto all’esperimento
dopo pranzo, il secondo prima di pranzo.
2. Bias del carro della banda musicale (bandwagon bias)
Il “bandwagon” in inglese indica il carro su cui viaggia la banda musicale durante le
parate o altre manifestazioni pubbliche. Il bandwagon bias indica la nostra tendenza
a sviluppare una convinzione, non tanto sulla base della sua effettiva veridicità,
ma quanto piuttosto in relazione al numero di altre persone che condividono quella
stessa convinzione.
Insomma, siamo dei gran pecoroni.
Sei sicuro che le convinzioni che hai su te stesso siano proprio tue? Non è che agisci
in un determinato modo perché è esattamente il comportamento che gli altri si
aspettano da te?
3. Ancoraggio (anchoring bias)
Spontaneamente facciamo troppo affidamento sulle prime informazioni che ci vengono
fornite.
Immagina ad esempio di trovarti a trattare il prezzo di un bene o di un servizio: in
questi casi, l’intera trattativa verterà intorno alla prima cifra proposta da una delle
due controparti. Se sei sveglio e fai l’offerta per primo, magari un’offerta ridicolmente
a tuo favore, avrai delle buone chances di fare un ottimo affare.
L’obiettivo non è certo sbarazzarci di questi “cortocircuiti mentali“: è impossibile,
fanno parte della nostra natura. Tuttavia, anche solo conoscerli e averne consapevolezza,
può fare un’enorme differenza nel nostro percorso di crescita personale.
Se ti sei scaldato e vuoi saperne di più puoi trovare alcuni approfondimenti qui:

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Dr. Manuel Salvi
Partner Up Soluzioni di Sviluppo
www.upsoluzioni.it

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